L'OPERAZIONE

Verizon fa pressing su Vodafone

Il Cfo Francis Shammo interviene sulla questione fiscale: le tasse da pagare per la cessione della quota Vodafone di Verizon Wireless non sarebbero così elevate. Ma la telco britannica non sarebbe disposta a disfarsi di un’attività in forte crescita

Pubblicato il 19 Apr 2013

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Verizon torna all’attacco per cercare di convincere il partner Vodafone a cederle il 45% della loro joint venture mobile americana Verizon Wireless. Un’operazione che sembrava essere frenata sopratuttto da ostacoli fiscali, ma la telco statunitense è pronta a rassicurare, o meglio pressare, la sua socia, facendo sapere che non ci sono tasse esorbitanti da pagare per l’eventuale della cessione di una proprietà valutata circa 120 miliardi di dollari: Verizon calcola una cifra inferiore a 10 miliardi di dollari, molto meno di quanto temuto da molti analisti (alcuni hanno stimato addirittura 40 miliardi).

“Siamo fiduciosi che la transizione si possa svolgere in modo efficiente anche sul piano fiscale”, ha dichiarato il chief financial officer di Verizon, Francis Shammo nella conference call con gli analisti con cui ha discusso dei risultati del primo trimestre del gruppo (che hanno evidenziato una costante e robusta crescita proprio della divisione mobile).

Shammo non ha spiegato meglio quale meccanismo permetterebbe di ridurre l’impatto fiscale dell’operazione, ma già la scorsa settimana Verizon aveva ribadito l’interesse a rilevare il 45% di Verizon Wireless che appartiene a Vodafone.

Gli analisti finanziari vicini a Verizon indicano che la tassa su questa operazione sarebbe prelevata principalmente da attività che non hanno sede negli Usa, ma all’interno della holding internazionale Vzw – per questo il conto finale si manterrebbe su un numero ad una cifra – mentre non ci sono tasse dovute negli Stati Uniti sulle transazioni, come questa, che riguardano la vendita di una quota di un asset nazionale verso un compratore domestico. Ci sarebbe invece da pagare una tassa sulle proprietà estere della holding che andranno separate.

Non tutti gli esperti concordano tuttavia con questi calcoli e la visione di Shammo. Inoltre fonti vicine a Vodafone sottolineano che il principale freno all’operazione per il gruppo britannico non è quello fiscale; il vero problema sarebbero considerazioni strategiche e di mercato: la telco dovrebbe decidere come usare i proventi della vendita del suo business di maggior valore e soprattutto dovrebbe essere disposta, una volta priva di Verizon Wireless, a concentrarsi quasi tutta sui mercati telecom europei, che però sono minacciati da pressioni economiche e strutturali. Per gli analisti di Citigroup le dichiarazioni di Verizon puntano a mettere il partner sotto pressione spingendolo a negoziare, ma non è detto che Vodafone sia convinta dell’opportunità di uscire dalla joint venture.

Verizon Wireless è infatti un business solido. I cambiamenti nei piani tariffari introdotti lo scorso anno stanno dando i loro frutti: Verizon ha riportato per il primo trimestre 2013 un forte aumento delle revenues (+6,8% anno su anno a 19,5 miliardi di dollari) e della base utenti. Importante in particolare l’introduzione del nuovo piano tariffario Share Everything Plan che ha attratto clienti desiderosi di aggiungere allo stesso account device diversi e in cui si paga non in base ai minuti delle chiamate ma all’utilizzo dei dati.

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