“Vale” 4 miliardi il primo piano della Telecom Italia dell’era che nasce sotto l’egida di Telefonica. Un’operazione in più fasi, fatta di dismissioni e di un bond convertibile per oltre un miliardi di euro. Sono queste le misure approvate dal consiglio di amministrazione di TI che oggi ha licenziato il piano 2014-2016 presentato dall’amministratore delegato Marco Patuano.
La prima ad andarsene di quanto è rimasto della presenza internazionale di Telecom Italia sarà la partecipazione del 22,7% detenuta in Telecom Argentina. La cessione è attesa entro la prima metà del prossimo anno. Il cda ha dato mandato a Patuano di trattare la vendita dopo che l’amministratore delegato ha riferito di “avere ricevuto un’offerta non sollecitata”. Il probabile compratore sarà la finanziaria argentina Fintech – che fa capo al finanziere messicano David Martinez – per un valore stimato attorno a 1,4 miliardi di dollari.
Sembra invece essere stata accantonata, almeno per ora e stando alle parole di Patuano, la cessione di Tim Brasil: “Il Brasile è core per noi e nel piano abbiamo annunciato grossi investimenti nel Paese. Certo mai dire mai, anche un asset core può avere il suo prezzo ma ribadisco che per noi il Brasile è core”, ha affermato Patuano nel corso di una conference call con gli analisti tenutasi subito dopo il cda.
Altri 2 miliardi di euro entro il dicembre 2014 sono attesi dalle valorizzazione degli asset, tra cui le torri in Italia e in Brasile, i multiplex e gli immobili.
“Il piano prevede alcune operazioni di natura straordinaria volte al rafforzamento del gruppo. Queste ci permetteranno sia di dare un forte impulso allo sviluppo dell’ultrabroadband e un’accelerazione alla strategia di business convergente, sia di ottenere una maggiore flessibilità finanziaria, mirata in prospettiva al raggiungimento di metriche nell’arco di piano coerenti con lo status di investment grade” spiega Patuano.
Il piano industriale 2014-2016 prevede investimenti per circa nove miliardi di euro nel triennio, di cui 3,4 miliardi dedicati “esclusivamente alle tecnologie di ultima generazione”. In particolare, 1,8 miliardi sono dedicati allo sviluppo dell’ultrabroadband fissa, 900 milioni all’ultrabroadband mobile e 700 milioni alla realizzazione di nuovi data center per lo sviluppo di cloud computing e connessioni in fibra internazionali.
Per completare il quadro della provvista finanziaria, Telecom Italia lancia un bond convertendo a tre anni fino a 1,3 miliardi di euro fino a 1,3 miliardi da concludere entro venerdì 8 novembre. Le obbligazioni saranno convertite in azioni sia ordinarie che di risparmio ma l’idea è di privilegiare, nel collocamento, le prime. Non più tardi del prossimo febbraio si riunirà un’assemblea straordinaria per l’aumento di capitale necessario a emettere le azioni al servizio del bond.
Dura sul convertendo la posizione di Asati, l’associazione dei piccoli azionisti presieduta da Franco Lombardi: “Sono stati lesi i diritti di tutte le minorities. Il bond viene collocato immediatamente a un valore che sarà comunicato nei prossimi giorni, mentre l`approvazione per lo stesso sarà esaminato in una prossima assemblea del mese di febbraio”.
È stato congelato, invece, il progetto di scorporo societario della rete su cui Telecom Italia si era impegnata durante la gestione di Franco Bernabè. Si andrà, piuttosto, verso un rafforzamento della separazione funzionale per assicurare la “equivalence of input” come ha detto Patuano agli analisti.
Si lascia comunque aperta una porta anche allo scorporo: “L’opportunità di un’eventuale societarizzazione sarà valutata all’esito del consolidamento del quadro regolamentare, nazionale ed europeo, e alla luce di concrete manifestazioni di interesse di investitori per l’ingresso nel capitale di nuova entità. Su queste nuove basi, continuerà il confronto con l’Autorità nazionale di regolamentazione”. La palla, insomma, viene ributtata all’Agcom di Angelo Marcello Cardani.
Sul tavolo della riunione del board di Telecom Italia c’erano infatti anche i risultati, nel complesso ancora in calo. Il terzo trimestre chiude in utile per 505 milioni (da un perdita di 191 milioni) ma le svalutazioni effettuate nella prima parte dell’anno tengono i nove mesi in rosso per 902 milioni (da un utile di 1.938 milioni nello stesso periodo del 2012). Risultati non brillanti, tanto che il direttore finanziario Piergiorgio Peluso ha annunciato che nel 2014 non verrà distribuito alcun dividendo.
Quanto alla richiesta della Findim di Marco Fossati di convocare un’assemblea straordinaria per la revoca degli amministratori di maggioranza espressi da Teleco, considerati in conflitto di interesse per il ruolo di Teleconica nella holding di controllo di TI, il consiglio di amministrazione ha dato mandato “per una celere convocazione degli azionisti per la discussione della proposta di revoca della maggioranza dei consiglieri in carica”.
Sembra in dirittura d’arrivo, almeno a stare da quanto detto da Patuano, il nome del nuovo presidente di Telecom in sostituzione di Bernabè: “Il processo si sta svolgendo in questo momento, l’headhunter ha già dato un elenco di candidati e adesso c’è il round finale sulla scelta”.