LA LETTERA

Viale Mazzini stoppa l’opas Ei Towers-Rai Way: “Dobbiamo tenere il 51%”

Il Cda della Tv di Stato risponde alla Consob sull’offerta lanciata dalla controllata Mediaset: “Non possiamo discostarci dal quadro normativo”. Sull’ipotesi di un campione nazionale delle torri con Telecom interviene Recchi: “L’operazione non è sul tavolo”

Pubblicato il 02 Mar 2015

“L’attuale quadro normativo a cui Rai deve necessariamente attenersi e rispetto al quale non ha margini di autonomia per discostarsene, prevede il mantenimento in capo alla stessa del 51% del capitale sociale di Rai Way“. E’ quanto annuncia in una nota Viale Mazzini in merito alla richiesta Consob di informazioni sull’opas promossa da Ei Towers su Rai Way.

Secondo le anticipazioni della lettera che da viale Mazzini è stata indirizzata all’autorithy di controllo sulla Borsa, pubblicate da Repubblica, la Rai avrebbe giocato la carta del “golden power”. Secondo quanto riferito da fonti vicine al Ministero dell’Economia, da viale Mazzini avrebbero così chiamato in causa la legge 56 del 2012, le norme cioè che mettono sotto speciale protezione i settori “di rilevanza strategica del Paese” come l’energia, i trasporti e le comunicazioni. Una norma che prevede che il presidente del Consiglio abbia il potere di veto su operazioni (“fusioni, cessioni di diritti reali, assunzioni di vincoli”) che investano imprese di rilievo strategico per il Paese.

Parlando a Bruxelles a margine del Consiglio Ue sulla competitività, intanto, il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli è tornato sull’argomento: “Sulla questione Rai Way abbiamo già detto quanto dovevamo, esiste ora un procedimento in corso e non è corretto aggiungere altro all’esplicitazione delle nostre intenzioni, che è peraltro già avvenuta”, ha detto rispondendo ai giornalisti. “Mi pare che la quotazione di Rai Way sia andata molto bene – ha aggiunto – e abbia ottenuto un grande riconoscimento dai mercati. Mi pare che Ray Way acquisti un nuovo protagonismo”, ribadendo: “Le condizioni sono fissate con una certa chiarezza”.

Le specificità del settore italiano delle torri di telecomunicazione “non si possono considerare come delle variabili improvvisamente da mettere da parte – ha aggiunto Giacomelli – Bisogna operare per assicurare la trasparenza, l’equità e la competizione nel mercato, tenendo conto della realtà che c’è”. Quanto ai modelli di settore che si stanno sviluppando nei Paesi occidentali “sono sostanzialmente due – ha spiegato Giacomelli – o un unico operatore purché non verticalmente integrato, una sorta di operatore puro che funzioni a pari condizioni di mercato per tutti, o quello di un soggetto in cui il controllo pubblico assicuri questa stessa funzione”. in sostanza, ha sottolineato, la separazione della società dei contenuti da quella dell’infrastruttura “è una condizione per un mercato realmente aperto, competitivo ed equo”.

Lo stesso Matteo Renzi, infatti, il 26 febbraio, era sceso in campo con una dichiarazione in cui sosteneva che la tv di Stato non deve scendere sotto il 51% nella sua società di antenne televisive.

Tra le pezze di appoggio che spingono la Rai a stabilire che l’offerta di Ei Towers “non possa essere valutata” c’è, oltre al decreto del presidente del Consiglio che ha autorizzato la quotazione in borsa della controllata condizionandola al mantenimento del 51% in mano pubblica, anche la legge 89 del 2014, che stabilisce le modalità di cessione di quote delle aziende controllate dalla Rai per esigenze di cassa, il contratto di servizio, dove all’articolo 6 alla Rai si chiede di governare la propria rete di ripetitori nel solo interesse della collettività nazionale.

A confermare le intenzioni del Governo era intervenuto ieri il ministor Pier Carlo Padoan in un’intervista al Corriere della sera: “Posto che il controllo di un’impresa non richiede il 51% – aveva detto – in questo caso il 51% viene mantenuto per dare un segnale aggiuntivo che lo Stato non intende perdere il controllo di Rai Way: 51% è anche un numero simbolico. Nel caso di Enel lo Stato era già intorno al 30%”.

Padoan negava anche che ci sia stato alcun tipo di trattativa con Mediaset prima che Ei Towers lanciasse l’opas: “per quanto mi riguarda non c`è nessuna trattativa – sottolinea il ministro – Ci siamo stupiti quando abbiamo visto ciò che succedeva. Non abbiamo intrapreso né azioni né contromisure salvo ribadire il limite del 51%, a dimostrazione che non c’è intenzione di perdere il controllo di Rai Way. Non c’è nessuna trattativa, non ce n’è nessuna intenzione – ha ribadito – né sono stato approcciato da qualcuno per questo. Una quota è stata messa sul mercato, lì si faranno le scelte: ci sono vari operatori che possono essere interessati allo scambio delle partecipazioni disponibili”.

Quanto all’ipotesi, che ha iniziato a circolare negli ultimi giorni, della formazione di un eventuale “campione nazionale delle torri” in cui confluiscano le infrastrutture di Rai Way, Quelle di Ei Towers e quelle che Telecom Italia ha intenzione di quotare in borsa tramite la newco Inwit, Padoan dichiara “di non esserne a conoscenza”. Sull’argomento è poi intervenuto in giornata anche il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, che ne ha parlato dicendo che “non è un’operazione sul tavolo”.

“L’operazione – conclude spiegando le motivazioni che hanno spinto l’esecutivo ad autorizzare lo sbarco in borsa di Rai Way con la cessione di una quota minoritaria – rientra nella logica del governo di verificare quali partecipate possano creare un valore che serva a abbattere il debito e a aumentare l’efficienza grazie a una maggiore esposizione al mercato dei management. L’operazione Rai Way è nata con questa filosofia e la mantiene. Poi il mercato si è manifestato con un’Opas: il perché è domanda che lascio a altri. L’intenzione del governo resta quella”.

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