“Telecom deve rimanere italiana. Nella sua interezza”. Il
senatore del Pd Luigi Vimercati dice no all’ipotesi di fusione
Telecom-Telefonica e soprattutto no alla rete nelle mani degli
spagnoli. E il no riguarda anche la possibile discesa in campo di
“capitani coraggiosi” pronti a rilevare il controllo
dell’azienda di Tlc: “Niente salvataggi modello
Alitalia”.
Senatore, Telecom deve restare a Telecom?
La situazione di Telecom non è certo quella di dieci anni fa,
quando l’azienda aveva numerosi asset all’estero. Ma dobbiamo
ora ragionare affinché mantenga reti e servizi con il modello Open
Access. Spaccare in due Telecom non è un’idea brillante. Si
paventa anche un salvataggio modello Alitalia con un gruppo di
‘capitani coraggiosi’ che va assolutamente evitato. Ma la
verità è che per l’ennesima volta il governo fa molte
chiacchere e pochi fatti.
A cosa si riferisce in particolare?
Agli investimenti nella banda larga. Le politiche sono assenti. E
quelle annunciate sono solo sulla carta. Il governo deve dire cosa
vuole fare concretamente e passare ai fatti. Perché non è
indifferente se un Paese investe o no nella banda larga. Non è
indifferente anche rispetto al futuro di Telecom Italia. I mancati
investimementi nella banda larga hanno già provocato parecchi
danni: ci sono aziende fortemente penalizzate che hanno preso
decisioni drastiche. E che sono state penalizzate dall’assenza di
politiche industriali da parte del governo.
Quali sono le priorità?
Garantire 2 Mb per tutti è certamente una priorità. Bisogna
considerarlo un servizio universale. E poi è necessario
modernizzare tutto il sistema delle comunicazioni. Bisogna inoltre
spingere gli investimenti nelle Ngn: è opportuno che il pubblico
partecipi con investimenti nelle aree a fallimento di mercato.
Il testo integrale dell'intervista sarà pubblicato sul numero
3 del Corriere delle Comunicazioni in uscita lunedì 8 febbraio