Tutto pronto per la staffetta Recchi–de Puyfontaine alla presidenza di Telecom. Il consiglio di amministrazione della telco che va in scena oggi pomeriggio si prepara a decretare il passaggio di consegne fra l’attuale presidente e il ceo di Vivendi, rimandato in attesa del giudizio UE sul controllo di fatto, arrivato poi due giorni fa. Secondo quanto riferito da una fonte alla Reuters sarà Giuseppe Recchi a porre sul tavolo la questione della governance e a fare spazio al manager francese di Vivendi, che è l’azionista di riferimento di Tim con il 24,9% circa del capitale e che conta 10 consiglieri su 15 nel cda. Recchi dovrebbe restare come vicepresidente senza deleghe e con le sole funzioni vicarie, ma si rumoreggia anche di una sua possibile nomina alla presidenza di Inwit, la società delle torri nel cui cda Recchi è stato di recente nominato.
I nuovi consiglieri di Telecom eletti con il rinnovo del board il 4 maggio si trovano in queste ore nella sede di Via Negri a Milano, per alcuni incontri formativi sul business come spesso accade. Nel pomeriggio è invece convocata la riunione del consiglio di amministrazione con all’ordine del giorno la costituzione dei comitati. Sul tavolo del board non finirà però la possibile cessione di Persidera, ossia il rimedio promosso da Vivendi per ottenere il via libera dell’Europa all’acquisizione del controllo di fatto. “Come già comunicato nessuno ci ha chiesto nulla e oggi non lo abbiamo all’ordine del giorno” spiega Recchi, che in un’intervista al Corriere della Sera traccia un bilancio degli ultimi anni vissuti dalla telco, spaziando dal peso di Vivendi alle nuove sfide sui contenuti passando per i massicci investimenti messi in campo.
“Vivendi ha una strategia che punta alla costruzione di un gruppo media europeo, capace di creare contenuti competitivi – sottolinea Recchi -. In Telecom sono entrati come investitori industriali e di lungo termine dando nuove prospettive di crescita. E questa non può che essere una buona cosa per Tim e l’Italia”. Il presidente uscente ricorda il percorso intrapreso nel 2014, fatto di investimenti per la diffusione della banda ultralarga: “Oggi siamo il primo investitore in Italia con capitali privati, investiamo circa 4 miliardi l’anno, 11 miliardi nel triennio 2017-2019”.
Recchi cita anche lo scenario di convergenza fra il mondo delle telecomunicazioni e quello dei media (“in un mercato in cui i contenuti diventano sempre più importanti, le telco sono dei distributori naturali”) e sottolinea il peso di Tim in un’ottica di sistema Paese: “Telecom è indubbiamente un’azienda strategica, tuttavia spesso ci sono visioni diverse tra la politica e le imprese, in particolare sulla sostenibilità economica degli investimenti – sostiene Recchi -. Le aziende hanno orizzonti lunghi e la necessità di sviluppare business plan sostenibili. La politica ha invece orizzonti temporali più brevi. Posso solo dire che da quando sono presidente di Tim il gruppo non ha costruito cattedrali nel deserto, ma ha lavorato seriamente per sviluppare la banda larga nel Paese in linea con l’agenda digitale del Governo”.