Vincent Bollorè sta “imprimendo una virata” alla strategia finora perseguita da Vivendi, di cui è presidente e socio al 5%, ed è “tentato di mettere un piede nelle telecomunicazioni per distribuire i contenuti media”.
È uno degli elementi sottolineati da un’analisi su Le Figaro incentrata sulla vicenda che vede protagonisti il gruppo francese, Telefonica e Telecom Italia. In particolare l’autore si chiede se, dopo aver ceduto la maggioranza del capitale della sua società telco Sfr alla holding lussemburghese Altice del miliardario Patrick Drahi, che in Francia controlla l’operatore via cavo Numericable, Vivendi potrà decidere di restare un attore importante delle telecomunicazioni. La risposta resta per ora nell’aria, ma una cosa è certa: prima dell’estate la domanda non si poneva nemmeno. Ma quando a inizio agosto Telefonica ha proposto a Vivendi di acquistare la sua filiale brasiliana, l’operatore telefonico Gvt, ha “aperto il vaso di Pandora”.
Come è noto, l’operatore spagnolo ha offerto 6,7 miliardi di euro a Vivendi per Gvt, più il 12% del capitale di Telefonica Brasil e la possibilità di acquisire l’8,3% del capitale di Telecom (Telefonica detiene attraverso Telco il 14,8% circa di TI). Da parte sua l’azienda guidata da Marco Patuano, anch’essa presente in Brasile con Tim Brasil, ha proposto a Vivendi l’equivalente di 7 miliardi di euro.
Il cda della società italiana si riunirà il 27 agosto e proprio in quell’occasione potrebbe essere messo in calendario il piano da presentare alla francese Vivendi, rappresentato da un’alleanza strategica che fa perno sulla partnership Tim Brasil-Gvt. Ma i tempi sono stretti: il giorno dopo il board del gruppo francese si riunirà per esaminare l’offerta di 6,7 miliardi presentata da Telefonica per l’acquisizione di Gvt. E, sottolinea Le Figaro, contestualmente forse anche quella italiana.
Il cuore della questione, secondo il giornale francese, è nella strategia che intende perseguire Vivendi: se proseguire nel “dogma della separazione tra media e telecomunicazioni” o invece virare verso un’alleanza tra i due settori, “con l’obiettivo di avere accesso a aziende in grado di distribuire contenuti mediatici”.
Se infatti Jean-René Fourtou, che ha ceduto il suo posto di presidente del “conseil de surveillance” di Vivendi a Bolloré il 24 giugno scorso, mirava a uscire dalle Tlc, far uscire il gruppo dall’indebitamento e ricentrarlo sui media, il suo successore sembra pensarla diversamente. Secondo una fonte anonima ascoltata da Le Figaro “Vincent Bolloré non è favorevole alla scissione tra le attività di telecomunicazione e i media”. Altre fonti ascoltate in Sfr (la cui acquisizione non è stata ancora completata) sostengono che l’uomo d’affari bretone “non si potrà accontentare del 20% del capitale della nuova Sfr-Numericable” e che “tutto dipenderà dalla capacità di Numericable di finanziare l’acquisto di Sfr. Con un debito previsto di 100 milioni di euro al mese nel 2015, il gruppo potrebbe aver bisogno di un secondo azionista forte”.
“L’idea implicita – prosegue poi l’analisi – è di avere accesso a imprese in grado di distribuire contenuti mediatici. Vivendi potrebbe dunque decidere di costruire un’alleanza con partecipazioni significative in operatori telefonici. E una partecipazione in Telecom Italia si iscriverebbe in questa logica. Un concetto che Telefonica sembra aver fatto proprio, ora che si appresta a proporre a Vivendi un accordo per la condivisione dei contenuti per la televisione”. Le Figaro ipotizza che la società spagnola potrebbe distribuire contenuti premium del gruppo Canal +, filiale di Vivendi.
Se al momento restano aperti i giochi tra Telefonica e Telecom Italia, i più recenti rumor riportati dal giornale sottolineano l’“eventuale interesse” di Bolloré per l’operatore italiano, ricordando che, tra l’altro, conosce bene il nostro Paese, essendo stato dal 2010 al 2013 vicepresidente di Generali e di come sia tuttora proprietario dell’8% di Mediobanca.