LA RIORGANIZZAZIONE

Vodafone, continua la scalata degli arabi: la quota potrebbe salire al 25%

Emirates Telecommunication Group, ad oggi maggiore azionista della telco, punta a cambiamenti nel cda. Intanto nel Regno Unito è prossima la fusione con Three che darà vita alla principale compagnia di Tlc del Paese. L’operazione stimata in 19 miliardi di dollari

Pubblicato il 08 Mag 2023

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La “scalata” di e& al colosso britannico delle telecomunicazioni Vodafone sembra destinata a andare avanti: la società degli Emirati Arabi Uniti, già maggiore azionista della telco con una quota del 14,6%, sta valutando di aumentare la partecipazione fino al 20% o al 25%, come riporta Bloomberg.

Con questa mossa e& (Emirates Telecommunication Group) vuole mettersi in grado di esercitare ancora più influenza sul futuro del gruppo delle Tlc. Che intanto è pronto a rafforzarsi in Regno Unito, dove, già questo mese, dovrebbe annunciare l’accordo per la fusione con Three.

Il deal, valutato 15 miliardi di sterline (19 miliardi di dollari), creerà il più grande operatore di telefonia mobile del Paese (posizionamento oggi detenuto da EE, parte di BT).

La “scalata” di e&

E& il mese scorso aveva dichiarato di aver avviato interlocuzioni con Vodafone per spingere a cambiamenti nel consiglio di amministrazione. Vodafone è al lavoro per snellire le sue attività e per invertire la rotta nel calo delle azioni in Borsa che dura da anni, sotto la guida del nuovo amministratore delegato Margherita Della Valle.

Il 2023 ha visto e& attivarsi per acquisire una quota crescente di Vodafone. All’inizio di febbraio la società degli Emirati Arabi era già salita al 13%, meno di 20 giorni dopo aver comprato nuove quote che l’avevano portata al 12%.

La “scalata” ha preso il via a maggio del 2022 quando e& (ex Etisalat) ha investito 4,4 miliardi di dollari per comprare il 9,8% di azioni di Vodafone, mossa che ha reso l’operatore il primo azionista del gruppo britannico. A seguire, ma a netta distanza, Norges Bank Investment Management con il 3,12% e The Vanguard Group con il 2,99%.

La strategia di Vodafone

Nello scorso trimestre fiscale del gruppo britannico, i ricavi si attestano a 11,638 miliardi di euro, -0,4% a livello reported ma +2,7% a livello organico.  Sempre a livello di gruppo, i ricavi da servizi raggiungono i 9,52 miliardi di euro, registrando un calo dell’1,3% a livello reported e un +1,8% a livello organico. L’operatore continua a puntare per la guidance del 2023 a un EbitdaaL rettificato di 15-15,2 miliardi di euro e a un flusso di cassa libero rettificato di circa 5,1 miliardi.

“L’Europa deve tornare a correre e migliorare le nostre performance operative – la detto la ceo Margherita Della Valle -.Per questo Vodafone ha già messo in campo alcune azioni tra cui la semplificazione della catena. Abbiamo lasciato ai singoli Paesi la completa decisionalità commerciale per essere più agili e più vicini ai clienti. Il focus è riaccelerare la crescita organica”.

Pronta la fusione con Three Uk

Intanto in Uk sembra vicina la fusione di Vodafone con Three. L’operazione era nell’aria da mesi: lo scorso ottobre Vodafone faceva sapere di essere in trattativa con CK Hutchison in relazione a una possibile combinazione delle rispettive attività britanniche che, in caso di successo del deal, Vodafone deterrebbe il 51% della società post-fusione e Ck Hutchison il 49%. “Combinando le loro attività, Vodafone Uk e Three Uk guadagneranno la necessaria dimensione per essere in grado di accelerare in pieno il dispiegamento del 5G in Gran Bretagna ed espandere la connettività a banda larga nelle comunità rurali e alle piccole imprese”, affermava allora Vodafone.

Il via libera dei regolatori non sarà rapido, perché dovranno dare l’ok sia la Cma, che vigila sulla concorrenza ed esaminerà i benefici competitivi/economici, sia il governo, che dovrà valutare la conformità con il National security and investment act.

Three Uk è attualmente di proprietà della conglomerata CK Hutchison con sede a Hong Kong e Londra esaminerà se è maggiore il rischio di avere il più grande operatore di telefonia mobile della nazione in cui il 49% delle quote è di una società con sede a Hong Kong, o se è maggiore il rischio attuale, in cui l’operatore è più piccolo ma interamente di proprietà di CK Hutchison. I manager del conglomerato hanno già incontrato i rappresentanti del governo britannico a marzo per cercare sostegno politico per la fusione.

La Cma potrà dare il disco verde – sostengono gli analisti di mercato – se troverà che i benefici per i consumatori derivanti dall’accelerazione del roll-out del 5G superano i rischi derivanti dalla concentrazione del potere di mercato.

Three, il più piccolo operatore di telefonia mobile del Regno Unito per abbonati, ha tentato in passato una fusione con O2, ma l’operazione è stata bloccata dall’Antitrust europeo. Il fatto che la Gran Bretagna sia uscita dall’Ue e l’urgenza del governo di Londra di spingere sul 5G nel Paese potrebbero giocare a favore del deal.

Il patrimonio netto della società risultante dal merger è valutato a circa 9 miliardi di sterline, con 6 miliardi di sterline di debito.

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