Vodafone ha perfezionato il pricing per le azioni di Vantage Towers: con l’approssimarsi dell’Ipo della controllata delle torri, la telco britannica ha ridotto il range a 24-25 euro per share contro quello precedentemente comunicato, molto più ampio, di 22,50-29 euro. La forchetta indicata una settimana fa faceva salire la capitalizzazione massima raggiungibile da Vantage Towers a 15 miliardi di euro; il pricing rivisto punta a una capitalizzazione tra 12,2 e 12,7 miliardi.
Vantage si quoterà a Francoforte; saranno immesse sul mercato 88,9 milioni di azioni. Il nuovo titolo inizierà a essere negoziato il 18 marzo.
Il valore degli asset
La rivalutazione della capitalizzazione di mercato significa che Vantage avrà un multiplo lievemente inferiore a quello delle maggiori rivali europee, come Inwit e Cellnex, evidenzia il Times.
La scorsa settimana Vodafone ha detto di aspettarsi dalla quotazione di Vantage una raccolta di 2,8 miliardi di euro. Si tratta esclusivamente della “vendita secondaria delle azioni esistenti detenute da Vodafone”, ha spiegato il gruppo britannico. Una quota minoritaria, ma significativa per generare liquidità per Vantage Towers.
Vodafone ha proceduto con lo spin-off della tower company a maggio dell’anno scorso: la strategia del ceo Nick Read è di estrarre il massimo del valore dagli asset e ridurre il più possibile l’indebitamento del gruppo (44 miliardi di euro). Il primo annuncio dell’Ipo risale a luglio del 2020. L’intensificarsi della concorrenza, il pressing regolatorio e ora anche la pandemia di Covid-19 spinge molte telco a cercare di espremere valore dai propri beni infrastrutturali.
Il 5G spinge il business delle torri
Vantage Towers gestisce circa 82.000 torri in 10 paesi, incluse le joint venture Inwit con Tim e Cornerstone in Uk. In nove dei dieci mercati in cui è presente Vantage è il fornitore numero uno o numero due.
Con la sua infrastruttura l’azienda mira a soddisfare in modo sempre più efficace la crescente domanda di connettività mobile in Europa, trainata dal boom del traffico dati, dall’arrivo del 5G e dagli obblighi di copertura previsti dalla legge.
I numeri di Vantage Towers
Vantage Towers e i suoi partner stanno al momento costruendo 550 nuovi macro-siti, il cui completamento è previsto per fine marzo. L’azienda è impegnata a costruirne altri 7.100 nei prossimi cinque anni con Vodafone e Wind Hellas in Grecia. In più, tramite le joint venture esistenti, realizzerà ulteriori 1.200 torri in Regno Unito nei prossimi quattro anni e 2.400 torri in Italia entro il 2026 con Inwit.
Nell’anno terminato il 31 marzo 2020 Vantage ha registrato Ebitda pro-forma adjusted di 513 milioni di euro; nei primi nove mesi dell’anno fiscale che si chiderà il 31 marzo 2021 l’Ebitda pro-forma adjusted è di 394 milioni di euro. Con l’Ipo la società delle torri si aspetta di migliorare profitti e margini.
Vantage Towers ha indicato di avere il potenziale per estendere l’attuale base di clienti e di diversificare l’attività entrando in aree adiacenti come la fornitura di backhaul su fibra, infrastruttura IoT e edge computing.
Il ceo Vivek Badrinath ha dichiarato che l’Ipo “è una pietra miliare importante e pone le basi per la fase successiva della nostra crescita nel dinamico settore delle torri. Cercheremo di cogliere le entusiasmanti opportunità di creazione di valore che il settore
ha da offrire e di rafforzare la nostra posizione di azienda leader nel settore delle infrastrutture in Europa”.
L’interesse degli investitori
Come riportato da Bloomberg due fondi di investimento, Digital Colony e Rrj, hanno concordato di acquistare rispettivamente 500 milioni di euro e 450 milioni di euro di azioni nell’offerta, che durerà fino al 17 marzo. I proventi della vendita andranno a ripagare i debiti della società madre.
Per gli investitori in cerca di un rendimento sicuro le attività delle torri promettono guadagni costanti perché queste società in genere firmano contratti a lungo termine, legati tra l’altro all’andamento dell’inflazione, per lo spazio che affittano agli operatori di telefonia mobile. Vantage, per esempio, prevede di pagare il 60% del flusso di cassa libero ricorrente ogni anno in dividendi e intende distribuire 280 milioni di euro a luglio per quest’anno finanziario, ha dichiarato la società il mese scorso.
La spinta a lanciare reti di quinta generazione sta sostenendo la domanda di maggiore capacità delle torri, alimentando la tendenza al consolidamento e alla ristrutturazione.
Negli ultimi mesi l’industria delle torri ha infatti assistito a importanti operazioni di M&A: a gennaio il colosso spagnolo delle telecomunicazioni Telefónica ha venduto le torri della sua sussidiaria Telxius Telecom ad American Tower; a dicembre Ei Towers ha ceduto l’infrastruttura della controllata TowerTel a Phoenix Tower International.