L’India sta diventando un mercato sempre più ostile e costoso
per Vodafone e il Ceo Vittorio Colao cercherà di trovare qualche
risposta ai tanti quesiti che circondano il business indiano del
gruppo tra i risultati del 2009-10 che saranno resi noti domani,
secondo il Financial Times.
In queste settimane Vodafone sta partecipando all’asta indiana
dello spettro del 3G che permetterà ai cellulari di accedere a
Internet. L’asta si sta rivelando piuttosto costosa per gli
operatori: le offerte sono sempre più alte e venerdì hanno
toccato complessivamente 3,4 miliardi di dollari, oltre quattro
volte il prezzo iniziale.
Vodafone è anche impegnata in un braccio di ferro col regolatore
telecom del Paese che ha proposto tariffe retroattive sullo spettro
2G per gli operatori mobili presenti in India. Vodafone ha
criticato la proposta come “opaca, illogica e
discriminatoria”.
Arun Sarin, predecessore di Colao, nel 2007 pagò 10,9 miliardi di
dollari per la quota di controllo della Hutchison Essar, allora
quarto maggior operatore mobile indiano, ed entrare aggressivamente
sul mercato del Paese asiatico. Nei risultati 2007-08 di Vodafone,
l'operazione risultò in una crescita del 55% del business
indiano del gruppo. Oggi però la situazione si sta rapidamente
deteriorando, perché Bharti Airtel e Reliance Communications, i
maggiori operatori nazionali, conducono una guerra dei prezzi
difficile da contrastare.
Così la redditività di Vodafone in India è scesa dal 33% nel
2007-08 al 24% nella prima metà del 2009-10. E i guai non sono
finiti: Essar, la conglomerata indiana che possiede il 33% delle
attività Vodafone in India, ha un’opzione che le permette di
vendere la sua quota al gruppo britannico per 5 miliardi di
dollari. Essar ha tempo fino all’8 maggio del 2011 per decidere.
Infine, le autorità di Nuova Delhi hanno chiesto a Vodafone il
pagamento di 2 miliardi di dollari di tasse che, secondo le
autorità, l'azienda avrebbe dovuto pagare sull’accordo
originario con cui è entrata sul mercato indiano. Una richiesta
che Vodafone ha ripetutamente respinto come illegittima.