Fusione in vista tra Vodafone e Verizon Communications? E’ una
delle opzioni al vaglio nelle trattative informali che, secondo la
stampa britannica e l’agenzia Bloomberg, sarebbero in corso tra
le due aziende per studiare come aumentare i ritorni di Verizon
Wireless, la loro partnership nella telefonia mobile americana.
Nessuna decisione è imminente e tutte strade sono aperte, ma sul
tavolo ci sarebbero tre ipotesi: oltre alla fusione tra Vodafone e
Verizon, è anche possibile che Verizon paghi un dividendo a
Vodafone oppure che uno dei due partner venda la sua quota in
Verizon Wireless all’altro o a terzi.
Verizon Communications possiede il 55% di Verizon Wireless e
Vodafone il restante 45%. Verizon non paga il dividendo a Vodafone
dal 2005, perché ha dovuto concentrarsi sulla riduzione del
debito, specialmente dopo l’acquisto della Alltel, costata 28,1
miliardi di dollari e che l’ha sprofondata in un rosso da 55
miliardi. Il ceo Ivan Seidenberg ha detto chiaramente che penserà
a pagare il dividendo solo dopo che il debito della divisione
wireless sarà estinto.
La situazione sarebbe tuttavia in evoluzione. La maggior parte
degli analisti stima che Verizon Wireless riuscirà a liberarsi dal
debito nel 2011, ha dichiarato il portavoce di Vodafone Ben Padovan
(senza aggiungere altro sulle trattative tra le due aziende). Le
discussioni sul futuro del carrier starebbero perciò entrando in
una nuova fase. Secondo il Financial Times, che cita fonti anonime
vicine alle trattative, la pazienza mostrata finora da Vodafone la
metterebbe nella posizione di esigere un occhio di riguardo nei
negoziati attuali.
A novembre il ceo della telecom britannica Vittorio Colao aveva
detto che la sua azienda doveva lavorare con il partner americano
sulla questione di Verizon Wireless. “Dobbiamo risolvere la
situazione negli Usa”, aveva dichiarato. “Sono pronto a
valutare qualsiasi soluzione” per incrementare gli utili della
società. Secondo Morten Singleton, analista di Collins Stewart, a
Londra, “per Vodafone un merger con Verizon sarebbe la scelta
migliore, perché la metterebbe sulla strada obbligata della
convergenza e al tempo stesso risolverebbe la situazione negli
Stati Uniti”.