Il rapporto tra operatori e tecnologie Voip resta ambiguo, ma più
venato di odio che d’amore. Il quadro è che nel 2011 il mercato
italiano Voip business crescerà del 6% e rappresenterà il 12% di
quello di rete fissa, secondo Idc. “Insomma, non promette grandi
numeri ma continua a diffondersi tra le imprese”, nota
Daniela Rao, analista di Idc. “Per gli
operatori, soprattutto mobili, tende a essere ancora più un
pericolo che un vantaggio, rispetto ai mercati residenziali e
business. Il motivo è il successo dei servizi over the top (cioè
di attori come Skype e Microsoft, ndr.), che hanno cannibalizzato
le offerte Voip degli operatori”.
Secondo Idc, infatti, gli utenti business italiani di servizi over
the top erano 2,3 milioni nel 2010 e vanno verso i 3 milioni.
Quelli di servizi degli operatori restano invece stabili sui 2
milioni. È una tendenza che si ritrova anche nel resto d’Europa,
secondo Idc. In Europa Occidentale il mercato business Voip valeva
4,5 miliardi di dollari nel 2010. L’approccio tipico delle
aziende al Voip, come degli utenti residenziali, è quindi molto
basilare: “Si tengono le linee tradizionali, Pstn, più
affidabili e sicure. Utilizzano il Voip, con i servizi over the
top, solo per le telefonate meno importanti, dove la qualità non
è fondamentale”, spiega Rao.“Non fanno però solo chiamate, ma
in contemporanea utilizzano la chat, fanno video conferenze,
scambiano file. Questo è il vero senso del Voip in azienda, in
Italia come nel resto d’Europa: tanti servizi integrati con la
chiamata a costi aggiuntivi nulli o quasi”.
Uno scenario poco brillante, per gli operatori, insomma. Conferma
Tom Rebbeck, analista di Analysys Mason: “Tutti
i servizi Voip di operatori europei hanno fatto molta fatica a
imporsi, essendo un mercato dominato da Skype con una quota
dell’84,9% sul numero di utenti”. Alcuni tipi di offerte Voip
degli operatori sono scomparse, quindi: è il caso di quelle
rivolte all’utente residenziale (come Alice Voce). “Ma si è
fermato anche il mercato del Voip hosted, cioè con centralini
esternalizzati presso l’operatore. Poche aziende erano disposte a
fare questo passo”, aggiunge Rao.
“La tendenza resterà quella di una maggiore compresenza di
servizi Voip e tradizionali, nella stessa azienda”. Gli operatori
italiani non hanno rinunciato però a giocare in questo mercato.
Solo, stanno adattando le strategie. Al momento, la tendenza degli
operatori è a disinvestire nelle offerte residenziali e per le pmi
e a puntare di più sulle grandi aziende. Che riescono a convincere
a passare al Voip grazie a servizi più evoluti della semplice voce
e che funzionano su Vpn (Virtual private network). Cioè fondati su
centralini virtuali che mettono in contatto, via Ip e banda larga,
le varie sedi dell’azienda. “Sempre più il mercato si sta
orientando verso servizi integrati basati sulla banda larga, come
la Unified Communication”, dice Dalida D’Anzelmo,
responsabile BroadBand & Managed Services Marketing Business
Telecom Italia.
“La tecnologia Voip si sta progressivamente affermando tra i
clienti business, come un sistema telefonico di qualità ed
integrato alla rete aziendale. Le aziende medio-grandi sono fin
d’ora più propense ad adottare soluzioni Voip evolute e
strutturate, mentre le Pmi tendono a privilegiare soluzioni
integrate di facile gestione e a costi contenuti”.
“L’interesse – continua D’Anzelmo – si sta quindi rivolgendo
verso soluzioni chiavi in mano in grado di combinare apparati
telefonici e qualità della connessione a banda larga”. Sulla
stessa linea Enrico Campagna, direttore marketing di BT
Italia: “Il Voip sta andando bene, cresce a due cifre
percentuali; adesso le aziende cominciano a vederlo non più come
strumento per ridurre i costi ma anche per introdurre servizi
convergenti voce-dati, collaboration, audio-video conferenze,
messaging”. BT Italia rilancerà su questo fronte: “Entro tre
mesi adotteremo la piattaforma Lync di Microsoft, per le
comunicazioni unificate. Ne siamo i soli partner telefonici”.
“Gli operatori stanno provando a sviluppare servizi Voip
avanzati, anche sul mercato consumer. È il caso dei servizi di
rubrica 2.0 sviluppate da Telefonica, Vodafone, Orange”, dice
Rebbeck. Secondo Idc, in Italia il principale operatore Voip
business, per quote di mercato, è Telecom Italia: “Punta
soprattutto sulle aziende grandi, ma è presente anche nelle
pmi”, dice Rao. “Altri attori di spicco sono Vodafone, che è
forte sulle piccole e piccolissime aziende, e Fastweb, per quelle
piccole e medie”.
Senza prospettive concrete è invece, secondo Idc, il mercato del
Voip mobile business. “Al momento questi servizi non generano
valore: hanno una qualità davvero insufficiente. Gli operatori
hanno una strategia di chiusura nei confronti del Voip su rete
mobile e sarà così almeno fino al 2015, quando forse le cose
cambieranno grazie all’Lte e ai suoi servizi voce su rete
dati”.