Gli Stati Uniti sono pronti ad abbandonare il summit di Dubai se i governi membri dell’Itu decideranno di rivedere la governance di Internet. A dirlo il capo della delegazione americana Terry Kramer in un’intervista rilasciata a Dow Jones Newswires, dove ribadisce che “le proposte che mirano a sottoporre la Rete sotto il controllo delle Nazioni Unite sono disastrose per le società del settore oltre a rappresentare un strumento in più nelle mani di chi vorrebbe censurare il Web”.
Secondo Kramer, il controllo di Internet aprirebbe la strada al blocco dei contenuti nonché all’obbligo per alcune web company, come Google o Skype, di richiedere licenze per operare in alcuni Paesi. Inoltre la revisione delle governance obbligherebbe le web company a pagare un canone agli operatori di rete, danneggiando i profitti e costringendoli ad aumentare i prezzi agli utenti finali. Il capo delegazione ha anche annunciato che, in caso di voto su questo tema, gli Usa si rifuterebbero di firmare.
Un gran numero di nazioni presenti al Wcit 2012, in cui si sta dicutendo sulla revisione degli Itrs varati nel 1988, tra cui Russia, Cina, le delegazioni degli stato arabi e africani, propone di includere nelle lista delle società di telecomunicazioni anche i cosiddetti over the top aprendo di fatto al strada alla possibilità che Internet ricada sotto il controllo di Itu.
A questo proposito, Kramer ha sottolineato che la definizione di società di Tlc è di per sé troppo vaga e può essere applicata a qualsiasi azienda che opera sul web e che proprio per questo motivo non può diventare una base per i nuovi accordi.
Il punto di vista degli Stati Uniti è sostenuto da Canada, Australia, Giappone e Nuova Zelanda. E anche l’Unione europea è allineata con gli Usa: il 29 novembre il Cept (l’organismo che riunisce le amministrazioni postali e delle telecomunicazioni dei paesi europei, anche non-Ue), ha confermato la linea politica dell’organizzazione e dei paesi membri Ue, dicendosi contrario all’estensione dei trattati Itrs a Internet, ma anche ad altre materie tipo cybercrime, privacy, contenuti e al rafforzamento dei poteri dell’Itu in queste materie.
Dal canto suo Tariq Al Awadhi, capo della delegazione degli Stati arabi, ha precisato che la loro proposta non ha nulla a che fare con la volontà di controllare e tantomeno censurare Internet. “Stiamo parlando di applicazioni e siti web che forniscono servizi, ma non certo di controllo – ha spiegato Al Awadhi -. Quello che proponiamo è di giungere ad accordi commerciali tra gli operatori di telecomunicazioni e over the top. Crediamo che se si utilizzano le reti di telecomunicazioni ci debba essere un minimo di compensazione”. Le risorse così raccolte potrebbero essere utilizzate per fare realizzare nuovi investimenti e potenziare le reti esistenti.
Il summit ha tempo fino al al 12 dicembre per trovare un accordo. Formalmente, se l’Itu dovese decidere di votare basterebbe la maggioranza semplice. Ma fino ad oggi tutte le decisioni sono stare prese “per consenso” ovvero cercando un accordo prima di andare ad una votazione formale: nel caso in cui l’accordo non si trovasse la proposta decadrebbe. Nei giorni scorso il segretario generale dell’Itu Hamadoun Toure ha spiegato che la prassi consolidata finora mira ad evitare un voto “dove ci sarebbero vincintori e vinti”.