REVISIONE ITRS

Wcit Dubai, Touré (Itu): “Internet diritto di tutti”

Taglio del nastro per la conferenza internazionale. Attesa la revisione dei trattati Itrs siglati nel 1988. L’Europa fa “squadra” con gli Usa: no all’estensione delle norme al mondo del Web

Pubblicato il 03 Dic 2012

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Si apre oggi a Dubai il Wcit-2012 dell’Itu (International Telecommunications Union), il summit internazionale convocato con l’obiettivo di modificare gli Itrs, i trattati internazionale che regole il settore delle Tlc, la cui ultima modifica risale a 24 anni fa. Secondo il segretario generale dell’Itu, Hamadoun Toure, le modifiche devono facilitare la diffusione di Internet “che deve essere portato a tutti i popoli del mondo, soprattutto incoraggiando lo sviluppo di reti a banda larga all’interno di un modello di business sostenibile”.

La conferenza si apre però all’insegna della diversità di vedute tra gli stati partecipanti. L’ambasciatore Usa al Wcit-2012 Terry Kramer ha definito “allarmanti” una serie di proposte sul tavolo. “Ci sono alcune proposte che mirano a fare entrare la governance della Rete tra le competenze di Itu – sottolinea Kramer – Ci sono posizioni che appoggiano un approccio più invasivo dei governi nella gestione di Internet e dei suoi contenuti”. Secondo Kramer queste posizioni minano “tutto ciò in cui crediamo, in termini di democrazia e di opportunità per i singoli. Per questo motivo gli Usa hanno intenzione di opporsi a tutte le proposte che vanno in questa direzione”. Gli Stati Uniti si opporranno anche a proposte che possono pregiudicare le attività economiche come quelle che obbligano gli internet provider per i contenuti veicolati sulle reti.

“Si tratta praticamente di dare vita a un modello a pagamento di Internet, diverso da quello finora esistente – puntualizza Kramer – Ma molte delle organizzazioni che contenuti sono organizzazioni senza scopo di lucro, università che offrono corsi gratuiti online, oppure realtà come la Khan Academy che forniscono a YouTube clip gratuiti per la formazione dei giovani. Non abbiamo intenzione di sostenere proposte basate su nuovi regimi di pagamento che minerebbero il traffico internet”.

Sul versante sicurezza invece Kramer evidenzia l’esistenza di intenzioni che “sembrano aprire la porta alla censura dei contenuti, all’instradamento del traffico e al controllo dei governi”. Anche Vint Cerf, uno dei padri del web, sottolinea che “l’incontro a porte chiuse potrebbe consentire ai governi di giustificare la censura o addirittura tagliare l’accesso a Internet nei loro paesi”. “I nostri protocolli sono stati progettati per rendere le reti di internet non proprietarie e interoperabili – spiega Cerf – Abbiamo evitato il cosiddetto ‘lock in’ e aperto al contributo di tutti. E proprio questa apertura permette a internet di creare valore. Il web appartiene a tutti, ha portato libertà senza precedenti a miliardi di persone in tutto il mondo: la libertà di creare e innovare, di organizzare, di fare opinione, di parlare e di essere ascoltato”.

Contraria all’estensione degli Itrs a internet anche l’Unione europea. Il 29 novembre il Cept (l’organismo che riunisce le amministrazioni postali e delle telecomunicazioni dei paesi europei, anche non-Ue), ha confermato la linea politica dell’organizzazione e dei paesi membri Ue, dicendosi contrario all’estensione dei trattati Itrs a Internet, ma anche ad altre materie tipo cybercrime, privacy, contenuti e al rafforzamento dei poteri dell’Itu in queste materie. Sembra dunque sfumare la possibilità per Etno di portare avanti le proprie proposte che mirano ad affiancare al criterio del best-quality effort “un nuovo ecosistema per l’interconnessione IP che garantisca l’end-to-end Quality of Service” e allargare il fardello dei costi della rete anche ad altri attori della catena di valore.

Da un punto di vista pratico, tuttavia, la conferenza difficilmente porterà a risultati significativi. Organizzata su modello delle Nazioni Unite, Itu prevede che l’adozione delle nuove misure avvenga tramite approvazione all’unanimità, il che significa che basta un voto contrario sui circa 200 paesi che prenderanno parte ai lavori per far naufragare ogni nuova proposta. Poiché diversi aspetti in discussione in termini di vigilanza, per quanto riguarda le cosiddette International Telecommunications Regulations, richiedono in caso di modifica variazioni a livello di trattati internazionali che dovrebbero poi essere recepite dai singoli paesi mediante voti del parlamento, ogni eventuale cambiamento non potrà avere effetto immediato ma solo in futuro molto lontano.

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