“Il Governo ha mantenuto gli impegni rendendo libero e gratuito
l'accesso alla rete internet: sono state infatti immediatamente
tolte tutte le restrizioni previste dal decreto Pisanu del 2005”.
Con queste parole il ministro per i Rapporti con il Parlamento,
Elio Vito, ha risposto al question time in
programma oggi alla Camera. “Nel decreto legge approvato il 29
dicembre scorso – ha spiegato Vito – è stata inserita una
disposizione che proroga fino al 31 dicembre 2011, solo per gli
internet point, l'obbligo della preventiva richiesta di licenza
al questore. Non è invece più necessaria la licenza per tutte
quelle attività che mettono a disposizione internet quale servizio
meramente accessorio. Sono state inoltre abrogate le disposizioni
che prevedevano l'identificazione degli utenti, il monitoraggio
delle operazioni e l'archiviazione dei dati”.
Dunque – ha proseguito il ministro – “tutte le iniziative di
competenza del ministero dell'Interno sono state adottate; gli
altri adempimenti, in pratica la liberalizzazione, spettano agli
operatori e gestori sia pubblici che privati che dovranno adottare
le misure per l'accesso gratuito alla rete WiFi”.
L’interrogazione era stata inoltrata da Linda
Lanzillotta, che chiedeva chiarimenti sulla
liberalizzazione. “Pur avendo il decreto per sua natura,
immediata efficacia, l'accesso alle reti WiFi non risulta
affatto liberalizzato – aveva rimarcato la deputata dell’Api –
anzi circolerebbero voci circa l'inserimento di norme che
introdurrebbero nuove restrizioni all'accesso alla rete e che
sarebbero in corso di adozione con la legge di conversione del
decreto Milleproroghe".
Dopo la risposta del governo per bocca di Vito, la Lanzillotta ha
contro-risposto che, alla luce del permanere di blocchi non ancora
rimossi al libero accesso alla rete senza fili, la competenza
dovrà passare all'Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni. “Non è possibile che operatori e gestori facciano
barriera costituendo un'ulteriore restrizione alla
liberalizzazione che è una condizione per la diffusione dei
servizi online – ha concluso – In un momento in cui bisogna
pensare alla crescita senza spesa pubblica lo sviluppo
dell'Agenda digitale e l'accesso alla rete dovrebbe essere
innanzitutto una preoccupazione del governo".