La filiera delle telecomunicazioni presenta una situazione contraddistinta da numerose e profonde asimmetrie: tra gli operatori retail e quelli wholesale, tra gli operatori infrastrutturati e gli operatori virtuali, tra chi offre il servizio di accesso a Internet e chi usa Internet per veicolare i propri contenuti e le proprie applicazioni, tra soggetti economici di settori diversi i cui i confini si vanno erodendo perché tutti vendono tutto.
Il mercato wholesale
Se guardiamo al settore della connettività fissa wholesale, oggi c’è più chiarezza che in passato, perché FiberCop – almeno sulla carta – non è più integrata in Tim. Tuttavia, FiberCop e OpenFiber hanno margini di manovra sui prezzi all’ingrosso più ampi di quelli a disposizione degli operatori retail.
I servizi a cittadini e imprese
L’offerta dei servizi a famiglie e imprese è caratterizzata dall’eccesso di capacità (quattro reti cellulari, cinque operatori titolari di concessioni di frequenze utilizzate per la connettività mobile) e da una forte frammentazione: oltre agli operatori licenziatari ci sono gli operatori virtuali, tra i quali imprese con una estesa rete distributiva, utilities, marchi molto noti.
L’oligopolio di contenuti e applicazioni
L’ambito dei contenuti e delle applicazioni, invece, è un oligopolio in cui poche aziende generano finanche l’80% del traffico. Le decisioni di queste imprese hanno implicazioni sulle Reti delle quali riescono ad evitare i costi associati. Non sostenendo costi, sono privi di incentivi all’efficienza dei contenuti cioè a fare in modo che occupino la minore banda possibile.
Costi crescenti per le telco
Gli operatori strutturati si trovano quindi a dover sostenere spese per l’adeguamento a livelli di traffico e di servizio crescenti, senza che a questi corrispondano ricavi aggiuntivi. Grazie all’asimmetria nel potere negoziale, gli operatori che offrono l’acceso a Internet non riescono a negoziare opportune condizioni di remunerazione per il servizio offerto alle poche aziende globali che generano traffico in volumi e intensità fuori scala rispetto a tutti gli altri soggetti che usano la Rete.
il ruolo dei policy maker
I policy maker intervengono in molti modi sugli equilibri della catena del valore delle telecomunicazioni, tramite la legislazione ordinaria e la regolazione. Questi interventi negli anni hanno consolidato le asimmetrie tra i diversi lati del mercato e aumentato gli oneri a carico di un solo lato, quello degli operatori di telecomunicazioni retail. La conseguenza dell’assetto attuale è la difficoltà di remunerare il capitale investito (le aziende della filiera investono 7 miliardi di euro ogni anno) e di riflesso la riduzione delle risorse finanziare necessarie a finanziare il potenziamento e la densificazione delle reti.
Il consolidamento è la riposta numero uno
La risposta più efficace a questi problemi resta il consolidamento, che deve partire dai singoli mercati nazionali, creando le condizioni per possibili aggregazioni cross border, sebbene queste producano benefici soltanto parziali. In attesa che ciò avvenga, è necessario intervenire per migliorare l’efficienza del mercato, e questo richiede di preservare l’attuale concorrenza nel settore wholesale – per evitare che il ritorno al monopolio produca un aumento dei prezzi all’ingrosso che andrebbe trasferito su famiglie e imprese – ma anche di prestare attenzione a quanto accade nel settore delle torri, che oggi costituiscono un nuovo fattore di costo esterno alla capacità di controllo degli operatori.
Il 12 dicembre Telco per l’Italia
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