Entra nel vivo la cessione della maggioranza della rete di Wind Tre al fondo svedese Eqt, interessato al 60% dell’asset. Ieri l’azienda ha incontrato i sindacati per presentare il piano di societarizzazione.
Il piano dell’azienda
Il progetto punta al conferimento degli asset tecnologici relativi all’infrastruttura mobile e fissa di Wind Tre in una nuova società della rete che fornirà servizi all’ingrosso ad altri operatori. Le trattative tra il fondo d’investimento svedese Eqt, a cui andrà il 60% della NetCo, e CK Hutchison, che deterrà il restante 40%, rimanendo azionista unico di Wind Tre, sono in fase avanzata.
Il passaggio previsto dei 2mila lavoratori avverrà, una volta sottoscritti tutti i contratti, attraverso cessione di ramo d’azienda e, quindi, in base a quanto previsto dall’art.47 Legge 428/1990 senza soluzione di continuità. Per consentire questo passaggio verrà costituita, prossimamente, un’apposita BU nella quale confluiranno i lavoratori interessati. Le tempistiche previste, ad oggi, per il compimento del percorso sono di circa 6/9 mesi. Secondo la roadmap il deal sarà chiuso a fine anno.
La NetCo sarà un’azienda autonoma con i suoi dipartimenti Finance, HR, Legal & Regulatory, Business Development, Service Management e Technology.
In capo a Wind3, la “Op.Co”, resteranno invece tutte le licenze, le funzioni Marketing & Sales e la parte IT Bss, per un totale di circa 4.000 dipendenti. La strategia di WindTre prevederà, oltre al rafforzamento degli attuali asset, un ulteriore diversificazione del business andando a cercare quei mercati che hanno un maggiore valore, quali quello energetico, assicurativo e della sicurezza, sia nel segmento Consumer che Business.
Wind Tre continuerà a portare avanti le proprie attività retail e sarà il cliente principale della NetCo fornendo, in una prima fase, anche i servizi di supporto necessari alla gestione della rete attraverso una divisione dedicata.
Nell’ambito dell’operazione, non si prevedono tagli al personale di Wind Tre.
La posizione dei sindacati
Contrari al progetto di societarizzazione Slc, Fistel e Uilcom. “L’azienda – dice a CorCom Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom – ci ha comunicato che il progetto di societarizzazione della rete è in fase avanzata e che risponde alla necessità di recuperare liquidità per continuare da investire nella rete. Anche se, ad oggi, non sono previsti esuberi ci siamo detti contrari. Quello della societarizzazione è un modello che non viene utilizzato in nessuno dei grandi Paesi europei”.
“Per questo motivo – annuncia il sindacalista – abbiamo valutato insieme a Slc e Fistel l’opportunità di aprire lo stato di agitazione che potrebbe essere parte di una mobilitazione più ampia per accendere i riflettori sulla crisi delle Tlc di cui il governo, almeno fino ad oggi, sembra disinteressarsi. In queste ultime settimane ci sono arrivate notizie nefaste: prima Vodafone con l’annuncio di mille esuberi, pari al 20% del totale, poi gli 800 tagli di Sky. Senza contare Tim, alle prese con l’annoso tema della rete unica e il piano da 2mila uscite. Tutti sintomi di una crisi che morde le Tlc, le quali perdono 14 miliardi di ricavi. È un tema di cui il governo, le istituzioni si devono occupare perché ne va non solo della tenuta occupazionale del settore ma dello sviluppo di tutto il sistema Paese”.
Nella nota congiunta i sindacati ribadiscono quanto detto a CorCom da Ugliarolo. “Come organizzazioni sindacali, pur apprezzando la trasparenza aziendale di iniziare la discussione prima della sottoscrizione definitiva dei contratti, e quindi in anticipo rispetto alle tempistiche di legge – spiegano – abbiamo espresso la nostra totale contrarietà ad ogni progetto che preveda lo spezzatino aziendale e che superi il modello integrato”.
“Siamo evidentemente all’ennesima risposta di una singola azienda alle storture di un modello di mercato sbagliato. Con una differenza sostanziale però: la scelta di WindTre di vendere l’infrastruttura di rete rappresenta una cesura netta, un precedente negativo, rispetto a quanto fatto sino ad oggi nel settore – si legge nella nota – Si tratta di una scelta inedita e, per quanto ci riguarda, completamente sbagliata. Come denunciamo da tempo per Tim, anche in questo caso la scelta della separazione della rete non porterà alcun beneficio a lungo termine. Si tratta di una operazione finanziaria, di corto respiro anche per i conti economici, che a breve si rivelerà per quello che è: un impoverimento tecnologico del secondo operatore di telefonia del Paese, con probabili ricadute anche di carattere occupazionale”.
I sindacati hanno dunque avviato la procedura di raffreddamento, propedeutica alla proclamazione dello sciopero in tutte le sedi italiane di WindTre.