Wsj: “Il broadband cresce da sé. Inutile l’intervento di Obama”

Secondo il quotidiano Usa il Piano nazionale per la banda larga voluto dalla Casa Bianca non serve. “Gli investimenti privati già assicurano una capillare diffusione dell’Internet veloce”

Pubblicato il 20 Gen 2010

Non ha già abbastanza problemi da risolvere l’amministrazione
Obama anziché occuparsi di una parte dell’economia americana che
funziona tanto bene da sola? È questo il succo dell’intervento
del Wall Street Journal di oggi che provocatoriamente scrive: “La
Federal communications commission ha di recente chiesto al
Congresso un mese di tempo in più per presentare il suo Piano
nazionale per la banda larga. Mentre la Fcc passa da un rinvio
all’altro, gli americani si doteranno presto tutti di connessione
a Internet ultra-veloce”.

Spiega il Wsj: “Come parte del pacchetto di incentivi
all’economia dello scorso anno, il Congresso ha chiesto alla Fcc
di mettere a punto un piano per garantire a ogni cittadino accesso
alla banda larga. Un obiettivo importante, ma l’idea di un piano
governativo si basa sul presupposto errato che la diffusione del
broadband sia a un punto morto. In realtà l’adozione continua a
buon ritmo e la qualità e la velocità delle connessioni a
Internet continuano ad aumentare”.

Tra il 2000 e il 2008, negli Usa gli abbonati residenziali alla
banda larga sono cresciuti da 5 milioni a 80 milioni, secondo uno
studio di Bret Swanson della Entropy Economics. La penetrazione del
broadband tra gli utenti attivi di Internet a casa è del 94% e
quasi il 99% dei lavoratori americani si collega al web su banda
larga. Il modem tipico è oggi dieci volte più veloce di dieci
anni fa e l’ampiezza di banda pro capite è cresciuta di 500
volte dal 2000 a oggi. Ancora, nel 2008, gli investimenti americani
in Ict sono stati pari a 455 miliardi di dollari, o il 22% di tutti
gli investimenti di capitale Usa. 

“Chi è a favore di un maggiore intervento del governo ignora
questi progressi compiuti dal settore privato”, scrive il Wsj,
“e si fa forte delle classifiche internazionali, come quelle
dell’Ocse, secondo cui gli Usa sono al 15° posto al mondo per
penetrazione della banda larga pro capite. Ma gli Usa hanno
famiglie relativamente larghe ed è più corretto guardare alla
penetrazione della banda larga per abitazione: con questo calcolo,
gli Usa diventano ottavi o al massimo decimi al mondo”. In più,
all’attuale tasso di adozione, presto il broadband in America
sarà diffuso come nelle nazioni più avanzate, secondo il
Technology Policy Institute.
 
Persino il dipartimento di Giustizia di Obama sembra respingere
l’idea che gli Usa abbiano fallito nelle politiche su Internet.
"Nei servizi broadband è chiaro che il mercato si sta
spostando verso velocità più alte e maggiore mobilità",
secondo quanto ha scritto l’Antitrust division alla Fcc.
"Anche se mettere in atto alcune forme di regolamentazione per
evitare che certi provider esercitino il monopolio può apparire la
scelta giusta, occorre evitare di ostacolare gli investimenti nelle
infrastrutture necessarie per espandere l’accesso alla banda
larga”.

Ma, nonostante queste raccomandazioni, l’amministrazione Obama
sembra, “per partito preso” – dice il Wsj – voler intervenire e
quindi la Fcc è al lavoro anche sul piano per il broadband. Il
chairman Julius Genachowski è favorevole alle norme della net
neutrality che impedirebbero agli Isp di usare tariffe
differenziate per gestire il traffico su web. Associazioni come
Public Knowledge e il Berkman center for the Internet and society
della Harvard University chiedono all’agenzia di ripristinare
l’obbligo di "open access" che costringerebbe gli
operatori del cavo e le aziende telefoniche a condividere la loro
infrastruttura con le rivali a prezzi fissati dal governo.

“L’ironia della situazione è che gli investimenti privati e
l’innovazione negli ultimi anni si sono sviluppati anche come
conseguenza del fatto che la Fcc ha respinto regole simili”,
conclude il Wsj. “E intanto i consumatori continuano ad avere
accesso a un numero crescente di servizi broadband – senza
dimenticare che Google, YouTube, iTunes, Facebook e Netflix sono
nati negli Stati Uniti. Perché l’amministrazione Obama dovrebbe
immischiarsi?”.

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