“Non ritengo giusto che con un esborso di 700 milioni si possa controllare una società che vale 11-12 miliardi”. Lo ha affermato il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, commentando il cambio dell’assetto azionario di Telco a favore di Telefonica, sottolineando che “i piccoli azionisti faticano ad esprimere la propria volontà”. Zanonato si è inoltre detto preoccupato che “il sistema della rete non sia più sotto il controllo delle autorità italiane: da lì passano molti dati e li vorremmo in qualche modo avere sott’occhio”.
Per il Governo esistono varie strade da seguire e diversi strumenti a disposizione nella partita Telecom-Telefonica. In primo luogo il Dpr che introduce il regolamento sulla golden share, estendendone l’efficacia anche al settore delle tlc. Un decreto che sarebbe dovuto essere all’esame dell’ultimo Cdm, ma che a questo punto potrebbe essere ripreso in mano in tempi brevi. C’è poi in secondo luogo un intervento legislativo per modificare le soglie sull’Opa. Un’operazione che richiede tempi piùlunghi e che dovrebbe comunque essere applicata non solo a Telecom, ma a tutti.
In terzo luogo, il Governo puòdisporre dello strumento legislativo per imporre la separazione societaria della rete. Il vice ministro Antonio Catricalà venerdì scorso aveva spiegato che “si può fare come abbiamo fatto per Snam” e quindi intervenire con un decreto legge, ma “l’importante è che sia un’operazione market friendly”. In altre parole, “la separazione proprietaria è estremamente difficile da ottenere, ma credo si possa facilmente ottenere, anche per legge se serve, una separazione societaria”.
La preoccupazione sull’italianità della rete era stata espressa anche dal Copasir che in questi giorni sta studiando l’informativa riservata del direttore del Dis, Giampiero Massolo, sulle possibili criticità dell’affare Telefonica-Telecom. Nel documento il Comparto Intelligence passa in analisi tutti i possibili rischi legati alla sicurezza nazionale, con un particolare richiamo alla necessità di proteggere la rete telefonica. Nel rapporto i servizi di intelligence suggeriscono alle autorità di scorporare la rete, ancora sotto il controllo dell’ex monopolista delle telecomunicazioni come misura di sicurezza nazionale. Nel rapporto l’idea preminente è quella dello scorporo della rete.
E ancora sul fronte politico si rilevano le pesanti accuse del leader M5S Beppe Grillo: “In un week-end tre magliari che sono i presidenti di banche e azionisti di Telecom si sono venduti una cosa strategica essenziale. Se non si mantiene pubblica la dorsale di Telecom si va in un limbo di arretratezza”.
Gilberto Benetton, invece, rimpiange i soldi persi quando investì in Telecom Italia al momento della privatizzazione partecipando al famoso “nocciolino duro” clamorosamente frantumatosi in pochi mesi: – In Telecom abbiamo perso cifre inimmaginabili, meglio non pensarci”.