Gli Stati Uniti dovrebbero favorire la creazione di condizioni di
business eque per tutti i player e limitare l'interferenza del
governo: a dirlo è Wei Zaisheng, chief financial officer di Zte,
l’azienda cinese delle attrezzature telecom che lamenta di essere
stata ostacolata lo scorso anno proprio da Washington nei suoi
tentativi di diventare fornitore dell’operatore americano Sprint
Nextel.
“Per Sprint lo scorso anno avevamo tutti i requisiti per
diventare partner chiave”, afferma Wei. “Il governo dovrebbe
promuovere un ambiente equo, leale e libero per i commerci e non
interferire”.
Lo scorso anno Zte e l'altro big cinese del settore, Huawei
Technologies, sono state citate in una lettera indirizzata alla
Federal communications commission da quattro parlamentari che
chiedevano all’agenzia di indagare più a fondo sui produttori
cinesi di telecom equipment e prendere in considerazione delle
restrizioni alle loro possibilità di fare affari negli Usa. La
lettera, firmata dai senatori Democratici Jon Kyl, Joseph Lieberman
e Susan Collins e dalla Repubblicana Sue Myrick, è stata spedita
alla Fcc poche settimane prima che si chiudesse la gara indetta da
Sprint Nextel per scegliere il fornitore per il suo progetto
multimiliardario di aggiornamento della rete. Zte e Huawei facevano
parte del gruppo di sei vendor in lizza per la commessa, ma non
sono state scelte.
Zte oggi fornisce terminali (feature phones, data card wireless)
anche ai maggiori operatori americani (Verizon Wireless, T-Mobile
Usa, Sprint Nextel, At&t), ma attrezzature di rete solo ai più
piccoli: gli Stati Uniti – e anche l'Europa – si preoccupano
per la possibile influenza di Pechino che si celerebbe dietro la
compagnia (e anche dietro Huawei) e temono l'ingresso dei
cinesi sulle reti di comunicazione per questioni di sicurezza
nazionale.
Proprio riguardo l'Europa, il Cfo di Zte ha commentato anche il
documento confidenziale della Commissione Ue, circolato nei giorni
scorsi, che puntava il dito contro il pesante appoggio dato da
Pechino e dalle banche cinesi alle aziende nazionali, che
garantirebbe loro un vantaggio sleale sui concorrenti occidentali.
“Si tratta di un malinteso”, afferma Wei, secondo il quale le
linee di credito concesse a Zte non hanno alcun rapporto diretto
con le sue transazioni con i clienti e sono usate per scopi
operativi; le aziende di proprietà dello Stato che hanno
partecipazioni in Zte, inoltre, non interferirebbero nel suo
business.