Zte può tornare a fare business. A patto che paghi la multa di 1,3 miliardi di dollari al governo Usa e apporti le modifiche richieste al management. Il segnale della tregua nella guerra commerciale, già preannunciata nei giorni scorsi, arriva con un tweet del presidente Usa Donald Trump: “Chiediamo garanzie sul fronte sicurezza, nuovo management e nuovo cda. Oltre all’obbligo di pagare la sanzione”. L’accordo ha subito provocato una reazione al Congresso, dove democratici e repubblicani hanno accusato Trump di piegarsi alle pressioni di Pechino nonostante gli allarmi lanciati dall’intelligence.
Zte, anche durante la presidenza di Barack Obama, è stata più volte sanzionata per aver venduto prodotti all’Iran e alla Corea del Nord. Inoltre, nelle inchieste in cui è stata coinvolta sul suolo americano, la compagnia secondo gli Usa avrebbe mentito agli investigatori federali.
Ora, dopo mesi di tensione, Trump annuncia la svolta, che prevede per Zte anche l’obbligo ad acquistare componenti made in America. I membri del Congresso che contestano le decisioni del presidente fanno notare che a vietare l’acquisto di materiali americani, un mese fa, è stato il Dipartimento del Commercio.
La decisione di Trump arriva dopo la richiesta di intervento inoltrata dal presidente cinese Xi Jinping e secondo gli osservatori va inquadrata nel complessivo dialogo commerciale tra Stati Uniti e Cina. Ancora poco chiara la strategia Usa, con l’inversione di marcia . Il segretario al Commercio, Wilbur Ross, volerà in Cina la per riprendere le negoziazioni.
Il Dipartimento del Commercio avrebbe quindi revocato un ordine emesso in aprile, che impediva a Zte di acquistare prodotti statunitensi. Zte ha chiuso la maggior parte della sua produzione dopo l’annuncio della sentenza.