“Secondo me Telecom public company lo è già”. Lo afferma il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, in un’intervista a Il Sole 24 Ore, alla domanda se il futuro della società sarà quello di una public company dal momento che Telco ha deciso di sciogliersi. “Noi comunque – aggiunge – dobbiamo gestire l’azienda a prescindere da quello che farà Telco: il nostro compito è creare valore. Poi se una società è sul mercato, in qualche modo è contendibile”. Nuovi passi sulla governance andranno proprio “nella direzione della public company: nessun azionista, come si è visto in assemblea, è in grado di influenzare la gestione di Telecom“. Recchi pensa anche “all’introduzione delle azioni con voto multiplo che sono una novità per il nostro Paese”. Alla domanda se può definirsi una public company una società che ha un’azionista di peso come Telefonica che, sciolta Telco, arriverà a detenere direttamente una quota vicina al 15%, Recchi risponde così: “A oggi Telefonica non controlla Telecom. Se poi ci sono azionisti che vogliono investire, ben vengano”.
Recchi, nominato il 9 maggio dall’assemblea col 50% del capitale, è presidente con supervisione sulle strategie: “Io – rileva – continuo a essere presidente di garanzia per tutti. Come presidente sono diventato tecnicamente ‘dipendente’ dalla società, ma resto ‘indipendente’ da tutti gli azionisti. Va dato atto a chi ha presentato le liste di aver composto un cda formato quasi tutto da indipendenti e questa è la sostanza”.
Per quanto riguarda il Brasile, a Recchi sembra “un’ipotesi fantascientifica” che il contenzioso tra le autorità brasiliane e Telefonica possa ribaltarsi a danno di Telecom con l’imposizione di cedere Tim Brasil “perché si sta parlando di società quotate e ormai i mercati finanziari sono completamente integrati nei codici di comportamento. Per cui ritengo prossima allo zero la probabilità di un simile scenario”.
Alla domanda se vendere Tim Brasile sia un’opzione, il manager risponde che “vendere, per tutti, è sempre un’opzione: dipende dal prezzo. Dopodiché essendo Tim il secondo operatore mobile del Brasile con 70 milioni di clienti, 5 miliardi di investimenti programmati fin o al 2016 e per noi fonte di un terzo dei ricavi di gruppo, è strategica”.
Per quanto riguarda la vendita di Telecom Argentina “non siamo ancora arrivati e continuiamo a essere confidenti”, ha detto il presidente spiegando che “il perfezionamento della vendita è legato all’ok dell’Autorità locale delle Tlc. Al quadro si aggiunge la situazione complessa del Paese”.
Intervenendo poi a un convegno di Georgeson a Milano, Recchi ha chiarito che “la governance è sempre in divenire e visto che c’è un nuovo consiglio apriamo un workout, un esercizio di revisione e vediamo in che direzione ci porta, anche per approfittare del nuovo sistema che cè’ in Italia dove molte cose sono in fase di cambiamento”. Per il presidente di TI “il sistema italiano è oltretutto una buona scuola rispetto ad altri sistemi”. “Penso – ha detto – che abbiamo anche noi molte buone pratiche”. Per un esercizio di revisione della governance, ha aggiunto Recchi, non serve un mandato particolare perche’ “fa parte dell’attivita’ ordinaria del Consiglio”.
Sulla cessione delle torri di tlc in Italia e in Brasile, Recchi, ha detto che “c’è un piano indicato dall’Ad”. Il piano industriale presentato dall’a.d Marco Patuano prevede una valorizzazione delle torri per un importo stimato di circa un miliardo di euro.