L'OPERAZIONE

Blitz anti-pirateria, oscurati 1,5 milioni di abbonamenti illegali a Sky, Dazn, Mediaset e Netflix

La Polizia postale smantella una “complessa infrastruttura tecnologica” per la diffusione online di contenuti coperti da copyright. 45 gli indagati per associazione a delinquere

Pubblicato il 14 Mag 2021

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Una “complessa infrastruttura tecnologica che operava a livello nazionale” per il commercio illegale di contenuti in streaming. E’ lo “schema piramidale” sventato nel corso dell’”Operazione black out” condotta dalla Polizia postale coordinata dalla procura di Catania contro la pirateria audiovisiva e il fenomeno delle IP TV illegali. Gli indagati sono 45 in tutta Italia: devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, frode informatica e riproduzione e diffusione a mezzo internet di opere dell’ingegno.

Come si è svolta l’operazione

Tra le aziende danneggiate dal sistema spuntano Sky, Dazn, Mediaset e Netflix. I provvedimenti sono stati eseguiti in diverse città italiane e sono stati impiegati nell’operazione più di 200 specialisti provenienti da 11 Compartimenti regionali della Polizia Postale: Catania, Palermo, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Ancona, Roma, Cagliari, Milano, Firenze e Venezia.

L’operazione si è sviluppata sul territorio di 18 province, smantellando “la complessa infrastruttura criminale sia sotto il profilo organizzativo che tecnologico”. Lo studio tecnico-informatico della diffusione dei segnali in streaming effettuato dalla Polizia postale e delle comunicazioni di Catania, con il coordinamento del Servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma, ha consentito di individuare le sorgenti dalle quali veniva distribuito il segnale piratato.

Le città interessate dalle perquisizioni sono Roma, Catania, Messina, Siracusa, Bari, Taranto, Fermo, Verona, Palermo, Agrigento, Napoli, Caserta, Salerno, Pisa, Pistoia, Milano, Potenza e Cagliari. Oscurati 1.500.000 di utenti con abbonamenti illegali, azzerato l’80% del flusso illegale delle Iptv in Italia.

Ecco come funzionava la struttura pirata

Secondo gli investigatori l’associazione a delinquere si basava su uno “schema piramidale” e vedeva diversi indagati operare in sinergia, pur non essendo personalmente noti gli uni agli altri.

I contenuti protetti da copyright venivano prima acquistati lecitamente, come segnale digitale, dai vertici dell’organizzazione (le cosiddette ‘Sorgenti’) e, successivamente, attraverso una complessa infrastruttura tecnica e organizzativa, i dati informatici venivano trasformati e convogliati in flussi audio-video trasmessi attraverso una fitta intelaiatura criminale a una rete capillare di rivenditori e utenti finali dotati di connessione internet domestica ed apparecchiature idonee alla ricezione (il ‘Pezzotto’).

Su social e blog la vendita di contenuti pirata

Le indagini della Polizia postale di Catania hanno portato alla luce diversi siti di bot, canali, account gruppi su Telegram e vari social network, ma anche forum, blog e profili che pubblicizzavano la vendita sul territorio nazionale di accessi per lo streaming illegale di contenuti a pagamento tramite Iptv delle piattaforme.

Le indagini si sono avvalse di complesse attività di analisi informatiche, documentali, riscontri bancari e servizi di osservazione e appostamento. Nel corso delle perquisizioni è stato sequestrato materiale informatico, ma anche server e i dispositivi illegali utilizzati per le connessioni e la diffusione dello streaming.

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