L’INDAGINE

Intelligenza artificiale, Vestager: “Microsoft non ha il controllo di OpenAI, ma la storia non è finita”



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Il post su X della responsabile dell’Antitrust Ue. Già effettuata un’indagine approfondita: “Chiudiamo questo capitolo ma monitoriamo la situazione, il settore è in rapida evoluzione”. Resta alta l’attenzione anche sugli altri big player. Meta accusata di violazione del Digital Markets Act per il modello pubblicitario “paga o accetta”

Pubblicato il 1 lug 2024



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“Per ora la nostra valutazione è che Microsoft non ha acquisito il controllo di OpenAI ai sensi del regolamento sulle fusioni. Continueremo a monitorare le relazioni tra tutti gli attori chiave del settore dell’intelligenza artificale, compresi Microsoft e OpenAI“. Lo scrive in un post su X la vice presidente esecutiva della Commissione responsabile per la Concorrenza, Margrethe Vestager, a margine di un workshop sulla concorrenza nei mondi virtuali e sull’intelligenza artificiale generativa che si è tenuto a Bruxelles.

Inoltrata una richiesta di informazioni ulteriori

La valutazione fa seguito a “un esame approfondito” dell’Antitrust Ue, alla luce del fatto che Microsoft ha investito un totale di 13 miliardi di dollari in OpenAI, che controlla ChatGpt. Margrethe Vestager ha annunciato che la Commissione ha comunque deciso di inviare una richiesta di informazioni ulteriori sull’accordo Microsoft-OpenAI, per capire se “alcune clausole di esclusività potrebbero avere un effetto negativo sui concorrenti: “Microsoft ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI nel corso degli anni – ha detto – ma dobbiamo assicurarci che partnership come questa non diventino un travestimento per un partner che ottiene un’influenza di controllo sull’altro”.

AI nel campo d’azione del Dma

Vestager ha indicato che la legge europea sui mercati digitali (Dma) può regolamentare anche l’intelligenza artificiale, anche se non è essa stessa elencata come servizio principale della piattaforma. Ciò perché l’intelligenza artificiale è coperta laddove è incorporata nei servizi principali della piattaforma designata come motori di ricerca, sistemi operativi e servizi di social networking.

Stiamo esaminando la situazione del settore dell’intelligenza artificiale da tutte le angolazioni e con tutti i nostri strumenti”. Uno dei rischi maggiori di cui parla Vestager è che i grandi attori tecnologici sfruttino il loro potere di mercato su diversi mercati all’interno del loro ecosistema. “La concentrazione è particolarmente elevata ai vertici della catena del valore, dove i modelli di grandi dimensioni vengono addestrati per essere utilizzati in varie applicazioni. Questi modelli necessitano di grandi quantità di dati, potenza di calcolo, infrastruttura cloud e talento, di cui solo pochi attori dispongono”.

Rischio “tying” e raggruppamenti di aziende dominanti

Secondo la Commissione “ciò potrebbe portare a pratiche come il “tying” e il raggruppamento da parte di aziende dominanti, impedendo ai concorrenti dell’intelligenza artificiale di accedere a risorse essenziali e impedendo ai clienti di cambiare”. Dice Vestager che occorre “tenere d’occhio questo aspetto” ed è per questo motivo che a marzo Bruxelles ha inviato richieste formali di informazioni ai sensi delle nostre norme antitrust a diversi grandi attori tecnologici, tra cui Microsoft, Google, Facebook e TikTok. Ha esaminato le risposte e adesso ha deciso di muoversi con Microsoft con la richiesta di informazioni sull’accordo con OpenAI.

Microsoft: “Pronti a rispondere a qualsiasi domanda”

“Apprezziamo l’esame approfondito della Commissione europea e la sua conclusione che l’investimento e la partnership di Microsoft con OpenAI non conferiscono a Microsoft il controllo della società – afferma un portavoce di Microsoft -. Siamo pronti a rispondere a qualsiasi ulteriore domanda della Commissione Europea”.

“Sosteniamo l’obiettivo della Commissione di mantenere l’industria dell’IA competitiva e innovativa e siamo ansiosi di continuare il nostro dialogo costruttivo”, ha dichiarato OpenAI in un comunicato, aggiungendo che l’azienda accoglie con favore le conclusioni dell’indagine.

Ue preoccupata anche per i modelli di fondazione

L’intensificazione del controllo evidenzia come le autorità di regolamentazione dell’Unione Europea abbiano fatto da apripista per la spinta globale a controllare le grandi aziende tecnologiche, compresi i principali attori dell’AI. La Vestager ha dichiarato che il blocco è preoccupato anche per le scelte dei consumatori in merito ai modelli di fondazione, che sono la tecnologia alla base dei sistemi di AI generativa come i chatbot.

Focus su Gemini Nano su dispositivi Samsung

A tal proposito, le autorità di regolamentazione dell’Ue hanno inviato richieste di informazioni “per comprendere meglio gli effetti dell’accordo tra Google e Samsung” per preinstallare Gemini Nano su alcuni dispositivi dell’azienda tecnologica sudcoreana. Gemini Nano è la versione più piccola del modello di fondazione Gemini AI di Google. “E abbiamo in corso una serie di altre indagini antitrust preliminari su varie pratiche nei mercati legati all’AI”, ha aggiunto Vestager. La Commissione sta anche esaminando i cosiddetti “acqui-hires”, in cui un’azienda ne acquista un’altra principalmente per il suo talento, come nel caso dell’assunzione da parte di Microsoft del fondatore di Inflection AI, Mustafa Suleyman, e di altro personale di alto livello. “Ci assicureremo che queste pratiche non sfuggano alle nostre regole di controllo delle fusioni se portano a una concentrazione”, ha dichiarato.

Il responso: “Pay or Consent” di Meta contro il Dma

Intanto la Commissione ha informato Meta delle sue conclusioni preliminari secondo cui il suo modello pubblicitario “pay or consent” non è conforme al Digital Markets Act. Secondo il parere preliminare della Commissione, questa scelta binaria costringe gli utenti ad acconsentire alla combinazione dei loro dati personali e non fornisce loro una versione meno personalizzata ma equivalente dei social network di Meta.

Le piattaforme online spesso raccolgono dati personali attraverso i propri servizi e quelli di terzi per fornire servizi di pubblicità online. Grazie alla loro posizione significativa nei mercati digitali, i gatekeeper sono stati in grado di imporre termini di servizio alla loro vasta base di utenti, consentendo loro di raccogliere grandi quantità di dati personali. Ciò ha conferito loro potenziali vantaggi rispetto ai concorrenti che non hanno accesso a una tale quantità di dati, innalzando così elevate barriere alla fornitura di servizi pubblicitari online e di servizi di social network.

Ai sensi dell’articolo 5, paragrafo 2, del Dma, i gatekeeper devono chiedere il consenso degli utenti per combinare i loro dati personali tra i servizi della piattaforma principale designata e altri servizi; se un utente rifiuta tale consenso, deve avere accesso a un’alternativa meno personalizzata ma equivalente. I gatekeeper non possono subordinare l’uso del servizio o di alcune funzionalità al consenso degli utenti.

Il modello Meta: canone o annunci

In risposta alle modifiche normative nell’Ue, Meta ha introdotto nel novembre 2023 un’offerta binaria “paga o acconsenti” in base alla quale gli utenti UE di Facebook e Instagram devono scegliere tra l’abbonamento a un canone mensile a una versione di questi social network priva di annunci pubblicitari o l’accesso gratuito a una versione di questi social network con annunci personalizzati.

La Commissione ritiene, in via preliminare, che il modello pubblicitario “pay or consent” di Meta non sia conforme alla Dma, in quanto non soddisfa i requisiti necessari di cui all’articolo 5, paragrafo 2. In particolare, il modello di Meta non consente agli utenti di optare per un servizio che utilizzi meno i loro dati personali, ma che sia altrimenti equivalente al servizio basato sugli “annunci personalizzati” e non consente agli utenti di esercitare il diritto di acconsentire liberamente alla combinazione dei loro dati personali.

Per garantire la conformità con la Dma, gli utenti che non acconsentono dovrebbero comunque avere accesso a un servizio equivalente che utilizzi meno i loro dati personali, in questo caso per la personalizzazione della pubblicità.

I prossimi passi: attesa la difesa di Meta

Pronta la risposta di Meta. Il modello di abbonamento senza pubblicità è in linea con le direttive della più alta corte europea ed è conforme al Dma – fa sapere un portavoce dell’azienda a CorCom – Siamo aperti ad un dialogo costruttivo con la Commissione europea per portare a termine questa indagine”.

Con l’invio delle conclusioni preliminari, la Commissione informa Meta del suo parere preliminare secondo cui l’azienda viola la Dma. Ciò non pregiudica l’esito dell’indagine. Meta ha ora la possibilità di esercitare i propri diritti di difesa esaminando i documenti del fascicolo d’indagine della Commissione e rispondendo per iscritto alle conclusioni preliminari della Commissione. La Commissione concluderà l’indagine entro 12 mesi dall’avvio del procedimento, il 25 marzo 2024.

Se le conclusioni preliminari della Commissione dovessero essere confermate, la Commissione adotterebbe una decisione che stabilisce che il modello di Meta non è conforme all’articolo 5(2) della Dma. In caso di non conformità, la Commissione può imporre ammende fino al 10% del fatturato mondiale complessivo del gatekeeper. Tali ammende possono arrivare al 20% in caso di violazione ripetuta. Inoltre, in caso di inadempienza sistematica, la Commissione ha la facoltà di adottare ulteriori misure correttive, come l’obbligo di vendere un’attività o parti di essa o il divieto per il gatekeeper di acquisire ulteriori servizi connessi all’inadempienza sistemica.

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