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Competenze digitali, Istat: “Italia in ritardo rispetto alla media Ue”



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Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica il 37,1% degli occupati in Italia svolge attività che richiedono l’uso di dispositivi digitali per metà del tempo di lavoro, contro il 41,2% nell’area comunitaria. Le percentuali più alte nella fascia d’età tra i 30 e i 44 anni

Pubblicato il 7 giu 2024



Female students learning computer programming
Side view of group of female students coding on laptops in a computer lab. Teacher pointing at the computer screen.

In Italia il 37,1% degli occupati svolge attività che richiedono l’utilizzo di apparecchiature digitali per almeno la metà del tempo di lavoro, mentre nella media dei Paesi Ue la percentuale è del 41,2%. Il 32,9% non utilizza mai tali apparecchiature, contro il 27,5 della media europea. Nel complesso degli occupati, la percentuale di donne che utilizzano strumentazione digitale per almeno metà del tempo di lavoro è decisamente più alta rispetto a quella degli uomini, 42,1 e 33,4% rispettivamente.

Lo afferma l’Istat nel report ‘Le competenze professionali nel mercato del lavoro italiano’, secondo cui le percentuali più basse di utilizzo delle digital skill si riscontrano tra gli stranieri (7,8 per cento) e le persone meno istruite (9,1 per cento). A utilizzare maggiormente la strumentazione digitale per svolgere l’attività lavorativa sono gli occupati di 30-44 anni, mentre nella classe 15-29 anni si registra la percentuale più alta di coloro che non utilizzano affatto questa competenza (36,5 per cento).

IT prevalente fra le professioni impiegatizie

L’uso massiccio della strumentazione digitale – sia per operazioni basilari (come ad esempio spedire email, occuparsi dei canali social e della comunicazione) sia per attività più complesse basate sull’utilizzo di software o applicativi gestionali – caratterizza in particolar modo l’attività degli impiegati, che nell’80,9% dei casi dedicano almeno la metà del tempo lavorativo ad attività di tipo digitale, soprattutto se addetti alle funzioni di segreteria, ai movimenti di denaro o all’assistenza clienti. Tra gli impiegati le quote più elevate si riscontrano tra le donne (88,5%) e i laureati (89,1%) e un elevato utilizzo di competenze digitali si riscontra anche tra coloro che svolgono professioni intellettuali e scientifiche o tecniche: per entrambi, circa i due terzi dichiarano di utilizzare per la maggior parte della giornata lavorativa pc, tablet e smartphone.

Tra le professioni intellettuali e scientifiche, la quota di quanti dedicano almeno la metà del tempo lavorativo ad attività di tipo digitale, è elevata per gli uomini (74,2%) e per i laureati (67,4%), sfiorando il 90% per gli specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali, per gli ingegneri e gli architetti. Tra le professioni tecniche, la quota supera l’80% per coloro che lavorano nell’organizzazione, nell’amministrazione e nelle attività finanziarie e commerciali.

L’uso delle digital skill nei vari gruppi professionali

L’utilizzo delle digital skill è abbastanza diffuso anche tra i legislatori, imprenditori e l’alta dirigenza, che in oltre la metà dei casi le utilizzano per almeno la metà del tempo di lavoro: la percentuale sfiora il 60% tra le donne e arriva al 77,6% tra chi possiede un titolo di studio terziario. Scendendo nel dettaglio, tuttavia, i comportamenti sono diversi tra i gruppi professionali: i corpi legislativi, i dirigenti dell’amministrazione pubblica così come gli imprenditori, gli amministratori e i direttori di grandi aziende ricorrono frequentemente alle digital skill in oltre il 75% dei casi, quota che tra gli imprenditori e i responsabili di piccole aziende scende al di sotto del 40%. Peraltro, il 13,8% di questi ultimi dichiara di non usare mai le tecnologie digitali nello svolgimento del proprio lavoro. Similmente un uso raro o nullo caratterizza gli operai specializzati o semi-specializzati, gli artigiani, gli agricoltori, i conduttori di mezzi o macchinari e coloro che svolgono professioni non qualificate; oltre il 90% dichiara, infatti, di usare poco o mai pc, tablet e smartphone nello svolgimento del proprio lavoro.

Le competenze cognitive di lettura e di calcolo mostrano in tutti i Paesi dell’Ue una forte correlazione positiva tra la percentuale di occupati che dedicano più della metà del loro tempo lavorativo alla lettura di documenti e la percentuale di occupati che dedicano pù della metà del loro tempo lavorativo allo svolgimento di calcoli complessi. L’uso frequente di tali competenze caratterizza il 19 per cento degli occupati (19,7 per cento in media europea).

Il lavoro fisico come skill per il 37,4% degli occupati

Il lavoro fisico impegnativo da un punto di vista della forza muscolare è una skill utilizzata per la metà o più del tempo dal 37,4 per cento degli occupati (la media Ue si attesta al 26,5 per cento). La destrezza, riferita all’abilità nel compiere movimenti precisi delle dita che coinvolgono gruppi muscolari piccoli come quelli dei polsi, delle mani o delle dita, generalmente coordinati dagli occhi, è invece utilizzata dal 23,2 per cento (la media Ue si ferma al 16,8 per cento). Le abilità fisico-motorie sono più frequenti tra gli uomini: il 41,6 per cento impiega almeno la metà del tempo in lavori fisicamente impegnativi (le donne sono il 31,6 per cento); quelli che svolgono lavori per cui è richiesta precisione delle dita sono il 25,3 per cento (il 20,2 per cento le donne). La percentuale di chi utilizza la forza fisica per almeno la metà del tempo lavorativo supera il 60 per cento tra gli artigiani, gli operai specializzati, gli agricoltori e coloro che svolgono professioni non qualificate. L’autonomia nel lavoro aumenta al crescere dell’età, mentre chi ha un titolo di studio elevato utilizza più spesso le competenze relazionali.

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